Come si manda un CV da designer?
In questa puntata del podcast Conversations parleremo di come ci si approcci al mondo del lavoro e di come si costruisca un curriculum vitae e si invii per fissare un colloquio.
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Quali curriculum vitae colpiscono di più?
Fabio Franchino: Durante gli anni ne ho visti di ogni tipo, dai copia e incolla agli invii mordi e fuggi. L’atto di inviare il proprio CV è un vero e proprio progetto di comunicazione, gli studenti dovrebbero considerarlo come tale. Si tratta di ragionare e agire in funzione dell’azienda a cui ti rivolgi.
Andrea Pinchi: Se trovo un mail che parla direttamente a me, sarò più invogliato a rispondere. Tutte le mail “stampino” non stimolano lo stesso grado di interesse e interazione che si vorrebbe creare. Cercare un nuovo lavoro lo si dovrebbe vivere come un vero e proprio lavoro.
Fabio Franchino: Bisogna studiare bene cosa fanno, la tipologia di cultura che hanno internamente, quali progetti fanno e quali siano le persone chiave. Una volta acquisita questa comprensione della società, si può pensare al modo in cui approcciarli.
Luca Morano: Avere consapevolezza del tipo di posizione della propria crescita professionale è un punto fondamentale. L’insieme di valori e ambizioni dovrebbero essere comunicati sia all’interno del CV che all’interno della mail.
Andrea Pinchi: Troppi designer si limitano a comunicare la loro voglia di lavorare con noi, senza avere troppa percezione di come sia possibile crescere all’interno della stessa azienda e in che modo l’azienda possa trarre beneficio dal candidato.
Come si può autovalutare il livello di crescita professionale?
Luca Morano: L’umiltà sta alla base di tutto. Pian piano ognuno matura la consapevolezza rispetto alla direzione che vuole prendere. Uno strumento che potrebbe esserci di aiuto potrebbe essere LinkedIn, collegarsi e capire quale tipo di percorso professionale hanno intrapreso per riuscire ad arrivare dove sono.
Fabio Franchino: Comunicare quanto si sia utili all’azienda alla quale ci si sta proponendo potrebbe risultare molto difficile. Il rischio di essere percepito come sbruffone e pretenzioso è molto vicino. Comunicare fra le righe la propria attitudine e le soft skills potrebbe risultare una mossa più vincente, senza dimenticarsi che ci si sta candidando ad una persona e non ad un’azienda.
Quale combinazione di “prodotti comunicativi” potrebbe essere la migliore?
Fabio Franchino: Avendo a disposizione tutti gli strumenti e i canali, è possibile sfruttarli tutti anche se richiede tantissimo lavoro. Bisogna bilanciare il tempo a disposizione rispetto al risultato.
Luca Morano: I designers dovrebbero avere un luogo in cui curare e mostrare i progetti a cui hanno lavorato. Che sia un portfolio, il proprio sito o un profilo di Behance particolarmente curato, non fa differenza. Il profilo LinkedIn è un punto cruciale ed è il luogo dove l’HR di turno inizia a farsi un’idea sul candidato. Sicuramente è un luogo da curare un minimo in base al proprio ambito di interesse.
Cosa consigliereste di mettere all’interno del portfolio?
Andrea Pinchi: A me colpiscono molto i portfolio dove si evince il ragionamento che sta dietro ad ogni progetto. Il processo è molto più importante dei fuochi d’artificio finali.
Fabio Franchino: Le valutazioni sono radicalmente diverse in base ai punti di vista. L’art director potrebbe dare giudizio positivo sulla parte grafica, ma il management potrebbe giudicare negativamente i testi poco precisi e molto raffazzonati. Il portfolio dovrebbe comunicare chi si è, non deve essere fine a sé stesso.
Luca Morano: Bisogna riadattare il proprio progetto cercando di investigare e capire chi sarà la persona che leggerà per la prima volta, anche se richiede molto tempo.
Fabio Franchino: Sicuramente le aziende più piccole e meno articolate non hanno tempo di star dietro a tutti i CV, bisogna giocare anche in funzione di questo punto molto importante. Se si vuole proprio inserire tutto all’interno del documento, consiglio fortemente di dividere in scaglioni, in modo da far emergere i dati importanti in base a quello che il lettore sta cercando.
Andrea Pinchi: Separare la propria figura professionale rispetto al proprio sé potrebbe aiutare ad evidenziare i punti professionali di maggior valore per la comunicazione che si sta facendo.